Papa Francesco e il sogno della “Laudato si’”

Quasi dieci anni fa – era il 24 maggio 2015 – usciva l’Enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco.
È ancora vivo il ricordo del sogno e delle grandi speranze che aveva suscitato in noi, come in tanta parte dell’umanità. Il sogno che finalmente l’umanità prendesse coscienza del fatto che ormai si era arrivati a una svolta.
Nell’ambito della Chiesa cattolica la “Laudato si’” arrivava a completare un percorso teologico ed ecclesiologico iniziato tardi, con Giovanni Paolo II e la sua Enciclica “Sollicitudo rei socialis” (1987). Inoltre, il mondo cristiano nel suo complesso aveva già avviato un suo percorso autorevole con la prima Assemblea ecumenica europea (AEE) che nel 1989 aveva riunito cattolici, protestanti e ortodossi.
L’Enciclica “Laudato si’” da subito si presentava come il documento più avanzato ed organico che il mondo cristiano avesse espresso sulla natura in duemila anni di storia. Un documento, unico nel rapporto uomo – creazione, con cui la Chiesa cattolica esprimeva forte e chiara la propria posizione nei confronti della difesa del Creato, nel rispetto di quanto è stato donato all’uomo e di cui egli è custode e non padrone.
L’ispirazione fortemente francescana – la Terra pensata come sorella, famiglia, abitata da creature che sono fratelli e sorelle – era evidente già nel titolo e nell’introduzione.
In coerenza con questa ispirazione, l’Enciclica era indirizzata, oltre anche la grande apertura di Giovanni XXIII, non solo a tutti gli “uomini di buona volontà”, ma a “tutti gli abitanti” del Pianeta Terra, la “casa comune” sia del mondo degli uomini sia di tutto il Bios, il mondo della vita, perché costituissero come un nuovo “patto” di ragione e cuore, teoria e pratica, ragione specialistica e ragione integrata, mondo delle creature umane e non umane.
Nel concetto di fraternità non limitata agli umani, ma estesa a tutte le creature, si dà il senso profondo dell’Enciclica e della sua rivoluzione. La Terra compresa in tutta la sua bellezza e dignità porta a rovesciare l’impostazione della modernità che ha condizionato anche il cristianesimo, quella di una Terra pensata e vissuta come oggetto, strumento e, al massimo, come risorsa. Questo errore della modernità ne costituisce anche un limite, severamente stigmatizzato nell’Enciclica. Con questa valutazione della Terra come oggetto convive il paradigma tecnocratico-economicista in cui l’economia, in particolare la finanza, comanda su etica e politica e accanto al quale sorge un “antropocentrismo deviato”. Non esiste più infatti una gerarchia di valori dell’etica e dei comportamenti pratici. In un contesto di consumismo esasperato, tutti questi limiti hanno portato alla devastazione della Terra, che è visibile nell’inquinamento globale, nella perdita drammatica della biodiversità, nello squilibrio degli ecosistemi e nelle conseguenze economico-sociali che toccano l’umanità e soprattutto la parte più povera e debole della stessa, soggiogata dal dominio di una parte ristretta, privilegiata ed egoista.
Quale rimedio, quale alternativa sono quindi possibili? Nel proporre questa alternativa, Papa Francesco chiama a raccolta tutta l’umanità e le sue competenze scientifiche, filosofiche, tecnologiche; tutte però ispirate ai valori di cui abbiamo parlato. Papa Francesco sostiene anche che i cristiani devono ripartire dalla riscoperta del valore della Genesi, nella quale si parla di armonia tra Dio, uomo e mondo punti che sono rafforzati nel messaggio cristiano perché l’incarnazione e la resurrezione di Cristo danno ancora più dignità alla natura. Per comprendere occorre però una nuova “conversione” dell’essere umano che sia centrata su amore, tenerezza, contemplazione per tutte le creature e per l’umanità stessa, soprattutto nella parte più debole. Una conversione basata su reti comunitarie da costruire e valorizzare. Questa risposta complessiva è definita “nuova ecologia integrale” ed ha vari aspetti: ecologia umana, ecologia ambientale, ecologia sociale, ecologia economica e politica. L’ ecologia integrale poggia su una nuova educazione spirituale che non sia solo informazione scientifica; l’educazione ambientale è anche altro: è un’educazione totale, che comprende, tra le altre cose, la riscoperta della bellezza (estetica e spirituale) e l’allontanamento dalla parcellizzazione dei saperi in favore di una visione olistica.
In un momento in cui la salvezza del Pianeta vivente appare minacciata, oltre che dal progredire della crisi climatica, anche dalla riproposizione arrogante e violenta di un modello di civiltà basato sul primato del potere economico-tecnocratico, il messaggio della “Laudato si’” ci appare ancora più attuale e denso di forza profetica.
In questi giorni in cui rischia di prevalere il senso di vuoto, di smarrimento di fronte alla morte di Papa Francesco, ci può essere di grande aiuto la lettura delle due preghiere finali, sigillo – ci sembra adeguato pensarle tali, dopo un détour di analisi, riflessioni, aperture progettuali così denso e ricco di stimoli – dell’essenza dell’Enciclica stessa.
Quasi la traduzione del realismo mistico-profetico di San Francesco in quel “linguaggio”, la preghiera, che, come il linguaggio ad essa più prossimo, la poesia, può essere assunto, accanto alla pratica dell’amore, a “via regia” all’accesso al divino.
È allora il realismo mistico-profetico (da San Francesco a Papa Francesco) ad erigere la nuova forma del progetto dell’“Abitare” in cui fondamentale sarà una inedita e complessa “nuova alleanza”, non più solo tra uomo e natura, ma tra contemplazione, bellezza della creazione, etica e nuova soggettività. Non una generale soggettività umana, ma quella parte, “gli ultimi”, a Dio particolarmente graditi e da Dio chiamati ad essere attori decisivi della nuova storia dell’uomo, per la “liberazione” del pianeta e delle sue creature.
Quali “poveri”? Al modo dell’ispirazione iniziale, introduttiva: i poveri umani, alleati della “Terra”, anch’essa “oppressa e devastata”, anch’essa “gemente”, anch’essa, quindi, tra i poveri più abbandonati e maltrattati.